1918. L'influenza spagnola by 1918. L'influenza spagnola (Marsilio 2018)

1918. L'influenza spagnola by 1918. L'influenza spagnola (Marsilio 2018)

autore:1918. L'influenza spagnola (Marsilio, 2018)
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 123
editore: Marsilio
pubblicato: 2018-01-14T23:00:00+00:00


Purtroppo le cose non stavano così, anche se la storia non ci dice se qualcuno tornò a cercarlo. Questi lavoratori erano disprezzati in quanto razza inferiore, sfruttati, venivano chiamati chinks e non sempre erano tenuti a distanza di sicurezza dalla linea del fronte. A partire dalla primavera 1917 furono reclutati principalmente a Qingdao, nello Shandong occupato dai britannici, dov’erano soggetti a un’ispezione medica prima di essere spediti in giro per il mondo. Era un esame molto rigoroso – almeno finché il numero delle reclute non diventò troppo grande e il sistema cominciò a collassare –, ma non era fatto per individuare la semplice influenza (per la quale comunque non esisteva alcun test diagnostico), quanto le malattie considerate «asiatiche» (come il tracoma, che può causare la cecità). Gli uomini destinati alla Francia o al Belgio passavano da est attraverso il Canada, oppure da ovest doppiando il capo di Buona Speranza. Se prendevano la via orientale entravano in Canada da Victoria, nella Columbia Britannica. Il viaggio durava tre settimane e gli uomini erano stipati come sardine nella stiva delle navi con un’aerazione insufficiente; all’arrivo alla William Head Station sull’isola di Vancouver, dove venivano messi in quarantena, non trovavano condizioni migliori. Venivano ammassati su treni sigillati protetti da guardie armate e attraversavano il paese fino a Monreale o Halifax e da qui si imbarcavano per l’ultimo viaggio via mare verso i campi di morte europei. Quelli che seguivano la via occidentale entravano invece in Francia da Marsiglia.

A sostegno della teoria dell’origine cinese dell’influenza ci sono alcune prove indiziarie. Il numero degli uomini presenti nel campo di reclutamento di Qingdao crebbe nel corso di tutto l’inverno 1917-1918 e a gennaio molti di loro soffrivano di mal di gola. Quando il pastore Fei faceva opera di convincimento nello Shandong, nell’aria circolava qualcosa di simile all’influenza. Hall non specifica la data esatta del suo incontro con il prete, ma fu senz’altro nella primavera 1918, e quella notte si svegliò con i brividi. «Il mattino dopo», scrisse, «presentavo tutti i sintomi dell’influenza, o “piccola peste” come la chiamavano i cinesi, anche se aveva ucciso uno o due milioni di persone». Nel corso della primavera partirono da Qingdao migliaia di reclute dei Clc, e ci sono le prove di un aumento delle malattie respiratorie tra i soldati incaricati della loro sorveglianza sull’isola di Vancouver. Forse fu soltanto una semplice influenza stagionale, in ogni caso i soldati si mischiarono alla popolazione civile e potrebbero aver trasmesso il contagio.

Tuttavia, non abbiamo molto più di questo, visto che non sappiamo che malattia fosse quella scoppiata nello Shanxi alla fine del 1917 e svanita nell’aprile dell’anno successivo dopo aver fatto circa sedicimila morti. Wu Liande fu colui che andò più vicino a identificarla ma, a torto o a ragione, un’ombra pesa sulla sua credibilità e peserà per sempre, dal momento che i campioni di tessuto per i quali aveva rischiato la vita non esistono più (almeno per quanto ne sappiamo).

La teoria cinese è rimasta a lungo l’unica, poi all’inizio di questo secolo ne sono state proposte due contrastanti.



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